da ‘Tieste’ di Seneca e ‘Ifigenia in Aulide’ di Euripide
adattamento Francesca Merli
tutor Antonio Latella e Federico Bellini
assistente alla regia Francesca Merli
regia Antonio Latella

personaggi e interpreti
Atreo
Leonardo Lidi
Tieste Ludovico Fededegni
Tantalo e Plistene (figli di Tieste) Alessandro Bay Rossi e Isacco Venturini
Agamennone Leonardo Lidi
Menelao Ludovico Fededegni
Vecchio Alessandro Bay Rossi
Coro di due donne Mariasilvia Greco e Barbara Mattavelli
Clitemnestra Ilaria Matilde Vigna
Oreste Christian La Rosa
Ifigenia Federica Rosellini
Achille Alexis Aliosha Massine
Messaggeri Isacco Venturini e Alessandro Bay Rossi
e con Barbara Chichiarelli, Marta Cortellazzo Wiel, Gianpaolo Pasqualino, Andrea Sorrentino, Emanuele Turetta, Giuliana Vigogna

drammaturghi al progetto Federico Bellini e Linda Dalisi

produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

Durata 1h 40′
Spettacolo in italiano con sovratitoli in inglese

nell’ambito del progetto Alla Scuola di Prospero. Attori nella rete globale

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Santa Estasi è il progetto vincitore del Premio della Critica per avere “segnato la scorsa stagione”. Il progetto è diretto da Antonio Latella, recentemente nominato Direttore della Biennale Teatro di Venezia. Gli attori e i drammaturghi guidati da Latella durante la scuola di Alta Formazione di ERT, hanno lavorato sul mito e sulle vicende della stirpe degli Atridi. Il risultato è stata la costruzione di un unico grande spettacolo diviso in otto movimenti che danno vita a quella che è stata definita ‘un’estasi teatrale’.

Ifigenia in Aulide

Due fratelli, Atreo e Tieste, lottano per il possesso del regno. Atreo teme che il fratello possa usurparglielo; per scongiurare definitivamente il pericolo, decide di organizzare un macabro banchetto: uccide i figli del fratello e glieli offre in pasto.
Tieste, inconsapevolmente, mangia i suoi stessi figli e, per vendicarsi del fratello, maledice lui e la sua prole futura: Agamennone e Menelao.
Trascorre il tempo di una generazione. Siamo ora nel porto di Aulide. La flotta greca sta per salpare per Troia sotto il comando del re Agamennone. La dea Artemide blocca la flotta con una bonaccia.
L’unico modo per placare l’ira della dea è quello di sacrificare Ifigenia, la figlia tanto amata del re. Per attuare l’empio piano, il re manda una lettera ad Argo per far giungere la figlia all’accampamento con l’inganno di darla in sposa all’eroe Achille.
Agamennone, tormentato dal dubbio, cerca di scrivere un secondo messaggio che annulli il precedente; questa nuova lettera viene tuttavia intercettata dal fratello Menelao. I due discutono del sacrificio di Ifigenia, la lite diventa personale e familiare. Agamennone rimane fermo nella sua decisione: il sacrificio è lecito. Tuttavia la regina Clitemnestra scopre lo scellerato progetto del marito e chiede aiuto ad Achille; ma Ifigenia, nel vedere l’importanza che ha questa guerra per il padre, prende la sua decisione: immolarsi come un’eroina.
Il Coro è rappresentato da due donne della terra di Calcide, madri alla ricerca di marito, spettatrici che non agiscono. Sono la voce del popolo e della coscienza.
Una stirpe maledetta da generazioni si scontra con i propri figli. S’indagano le origini della maledizione con un prepotente sguardo femminile. Perché sono proprio le donne a decidere di espiare o meno le colpe dei padri, mentre gli uomini-eroi che conosciamo si stanno lentamente sgretolando.
Euripide svela in questa tragedia la dialettica del potere e pone la seguente questione: “Come si può fondare una società se i padri sono disposti a uccidere i loro stessi figli?”
In questo adattamento di Ifigenia in Aulide viene mostrata la facciata familiare, quasi l’interno di famiglia che precede la catastrofe. Agamennone vive costantemente il suo segreto: l’amore non lecito che prova per la figlia. Vuole sacrificarla per una spedizione militare? O vuole sacrificarla per liberarsi di un peso? Questi eroi sono uomini fragili, oscillanti nei sentimenti e nelle scelte, ritratti nella loro condizione di relatività e privati di quel desiderio di assoluto che dovrebbe caratterizzarli.
In questa tragedia tutti sanno e nessuno fa qualcosa. L’unico atto eroico appartiene ad una bambina, la cui ricerca d’identità si trasforma in sacrificio. Ifigenia dirige l’esecuzione del suo rito sacrificale, dettando le regole, salva il padre decidendo di fare qualcosa che rimanga per sempre; cerca, quindi, di raggiungere l’eternità.
“L’essere eterni o provare a diventarlo” è l’atto più tragico e primordiale di ogni essere umano.
Francesca Merli

Santa Estasi, il progetto

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